Questo brano del Vangelo ci pone davanti a una delle sfide più grandi dell’essere umano: il pregiudizio e l’incapacità di riconoscere la verità quando si presenta in forme che non corrispondono alle nostre aspettative. Gesù paragona la generazione del suo tempo a bambini capricciosi, incapaci di accogliere né la severità di Giovanni né la misericordia del Figlio dell’uomo. Questa immagine mette in evidenza quanto spesso, nella nostra vita, ci troviamo a giudicare ciò che non comprendiamo.
La figura di Giovanni Battista rappresenta l’austerità, il richiamo alla conversione radicale e al distacco dal mondo. Gesù, al contrario, incarna la prossimità, la gioia e la condivisione. Entrambi sono espressioni autentiche della volontà di Dio, eppure vengono criticati e respinti. Questo ci invita a chiederci: quanto spesso ci chiudiamo alla novità di Dio solo perché non si manifesta secondo i nostri schemi?
La frase conclusiva del brano, “la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie”, ci ricorda che non sono le apparenze o le modalità a rendere autentico un messaggio, ma i frutti che produce. La sapienza divina non si lascia ingabbiare dai nostri giudizi, ma si rivela nelle opere di giustizia, amore e misericordia.
Oggi, questo Vangelo ci chiama a riflettere sul nostro modo di ascoltare e accogliere. Siamo pronti a riconoscere Dio nella diversità delle sue manifestazioni? Siamo disposti a superare i nostri pregiudizi per lasciarci trasformare dalla sapienza che si manifesta nelle opere, e non solo nelle parole? Accogliere Dio significa aprire il cuore, smettere di cercare conferme alle nostre aspettative e lasciarci sorprendere dalla sua imprevedibile e infinita bontà.