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Riflessione sul Vangelo di oggi, 19 gennaio 2025: vino nuovo in otri nuovi

In questo passo del Vangelo secondo Giovanni, l’episodio delle nozze di Cana si presenta non solo come un miracolo, ma come un segno rivelatore della presenza di Dio nella storia umana. Gesù non compie un gesto spettacolare per stupire, ma trasforma l’ordinario – l’acqua – in qualcosa di straordinario: il vino buono.

La figura di Maria emerge con discrezione ma determinazione. Nonostante la risposta apparentemente distante di Gesù, la sua fiducia resta incrollabile: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Queste parole diventano un invito universale all’ascolto e all’obbedienza attiva. Maria non impone, ma indica la via per riconoscere e accogliere la novità di Dio.

Le anfore di pietra, simbolo dei riti antichi della purificazione, vengono riempite d’acqua e diventano contenitori di una gioia nuova, segno di una trasformazione radicale. Gesù non scarta la tradizione, ma la compie, donando un significato nuovo a ciò che sembrava immutabile. Il vino migliore arriva alla fine, sovvertendo la logica umana che riserva il meglio all’inizio. È il segno di un Dio che sorprende, che non si lascia ingabbiare dalle aspettative, e che riserva il meglio quando tutto sembra già compiuto.

Questo miracolo, primo dei segni di Gesù, manifesta la sua gloria non attraverso potenza e clamore, ma nella discrezione di un gesto quotidiano. È un invito a riconoscere che la presenza di Dio può trasformare la nostra esistenza anche nei momenti più semplici, quando siamo disposti a riempire le nostre “anfore” con disponibilità e fiducia.