Il vangelo di oggi ci presenta Gesù in cammino, che attraversa città e villaggi per annunciare il vangelo del Regno, insegnando e guarendo ogni infermità. La sua missione non si limita alle parole, ma si manifesta concretamente nell’azione e nella compassione. Gesù guarda le folle con occhi pieni di misericordia, riconoscendo in esse un’umanità stanca e smarrita, come pecore senza pastore. Questo sguardo rivela il cuore di Dio, sempre attento ai bisogni delle persone e pronto a intervenire per portare guarigione e speranza.
Nel suo dialogo con i discepoli, Gesù sottolinea l’urgenza della missione: la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Questo invito alla preghiera non è solo un gesto di intercessione, ma una chiamata alla responsabilità. Pregare il Signore della messe significa essere disponibili a rispondere, a diventare operai che collaborano attivamente all’opera di Dio.
Gesù non si limita a invitare i discepoli alla preghiera, ma li coinvolge direttamente nella missione, dando loro potere sugli spiriti impuri e la capacità di guarire ogni malattia. Con queste istruzioni, li invia verso le pecore perdute della casa d’Israele, chiedendo loro di predicare la vicinanza del regno dei cieli e di manifestare questa realtà attraverso gesti concreti di guarigione, purificazione e liberazione. L’invito a donare gratuitamente ciò che hanno ricevuto è un richiamo al cuore della missione cristiana: vivere e agire con generosità, senza riserve, riconoscendo che tutto ciò che abbiamo è dono di Dio.
Questo brano ci interpella profondamente, invitandoci a vivere con compassione verso chi ci circonda e a rispondere alla chiamata di Dio con fiducia, impegno e gratuità. Anche noi, come i discepoli, siamo chiamati a testimoniare con le nostre azioni che il regno di Dio è vicino, trasformando il nostro quotidiano in un segno tangibile della sua presenza.